Con l’utilizzo della mungitura automatica, passando dal TMR al PMR, il modo di alimentare le bovine cambia radicalmente e spesso i punti di vista dei nutrizionisti non sono omogenei. Abbiamo più volte affrontato questo argomento sulle pagine di Ruminantia ma con questa serie di articoli vogliamo ospitare il metodo di lavoro dei principali costruttori e distributori di AMS e degli esperti del settore.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato le opinioni di Bellucci Modena (concessionaria GEA), Ermanno Melli della RUM&N ConsultingFranco Raffanini della TDM – Nutriservice, Luciano Bertocchi della Veronesi  e di Lely. Con questo nuovo articolo scopriremo invece il punto di vista di Gianpietro Didonè di Cortal Extrasoy.


Gestione alimentare con il robot di mungitura

La gestione alimentare è uno dei fattori chiave per un allevamento robotizzato. L’alimentazione tradizionale prevede l’utilizzo di un unifeed unico per tutte le bovine e copre i fabbisogni medi della mandria. Questo metodo però non è indicato per le stalle con robot di mungitura perché:

  • si verificherebbe una sottoalimentazione delle bovine ad inizio lattazione, in caso di gruppo unico;
  • le bovine a fine lattazione sarebbero sovralimentate, in caso di gruppo unico;
  • le bovine non sono motivate a recarsi al robot perché trovano tutti i nutrienti di cui necessitano già in mangiatoria;
  • bisognerebbe radunare gli animali da metà lattazione in poi per farli mungere perché i loro fabbisogni sono già soddisfatti con il solo unifeed.

Per questo motivo è da preferire l’utilizzo in mangiatoia di una razione che copra solo parzialmente i fabbisogni delle bovine (PMR). Mediamente, per la formulazione della razione si considerano i fabbisogni che servono per raggiungere la produzione di latte media giornaliera a cui vengono sottratti 7 kg di latte.

Questo, oltre a permettere di radunare meglio la mandria, abbassa il rischio di sovrappeso per le bovine a fine lattazione e permette anche di ridurre i costi alimentari. Ovviamente, più il gruppo di animali sarà omogeneo in termini di fabbisogni, più semplice sarà la gestione, quindi anche nel caso di utilizzo del robot di mungitura può essere utile la suddivisione in gruppi di produzione. Se non è possibile gestire la divisione in gruppi, un’altra alternativa potrebbe essere l’utilizzo di più linee di alimentazione nel robot, utilizzando un mangime di base più fibroso per tutta la mandria, abbinato a supplementi energetici erogati solo per le bovine fresche o a più alta produzione.

Inoltre, bisogna tener conto che, rispetto ai sistemi di mungitura tradizionale, l’introduzione del sistema automatico di mungitura determina un aumento del numero di mungiture (2,5-4/giorno) e quindi un aumento delle produzioni. Questo si traduce in un aumento dei fabbisogni energetici e proteici.

Risulta quindi fondamentale formulare razioni sulla base dei nuovi fabbisogni per non compromettere la condizione fisica della bovina o le produzioni, evitando anche i vari problemi metabolici che colpiscono le bovine ad alta produzione e i problemi legati alla sfera riproduttiva.

Quanto mangime va distribuito nel robot?

Contrariamente a quanto si possa pensare, non è la quantità di mangime distribuito nel robot ad aumentare la frequenza di mungitura!

Come si può vedere dal Grafico 1 (Bach e Cabrera nel 2017), infatti, aumentando di 5 kg il mangime presente nella stazione, il numero di visite rimane invariato.

Grafico 1: Quantità di concentrato e visite giornaliere al robot di mungitura (Bach e Cabrera nel 2017).

Bach e Cabrera (2017), inoltre, hanno dimostrato che se viene somministrata una quantità maggiore di 4 kg di mangime a mungitura, aumenta anche la quantità di mangime residuo, ovviamente all’aumentare della quantità distribuita. Se le bovine non consumano tutto il mangime che viene loro somministrato, non riescono a soddisfare adeguatamente tutti i loro fabbisogni nutrizionali individuali, poiché ricordiamo che i concentrati distribuiti nel robot vengono calcolati come parte della razione complessiva giornaliera degli animali.

Il mangime distribuito può non essere interamente consumato sia perché la bovina in quel momento non ha fame, sia perché ha un tempo prestabilito per riuscire a consumare il mangime che le viene erogato durante la mungitura. La velocità con cui la bovina ingerisce il pellet è di 250-400 grammi al minuto e il tempo medio di una mungitura è circa di 7 minuti. Questo significa che se una bovina facesse 3 visite al giorno, teoricamente potrebbe riuscire ad assumere circa 8 kg di concentrato.

Ma tale quantità (8 kg al giorno di concentrato in robot) è considerata troppo alta! Perché?

Se vengono distribuite quantità consistenti di concentrati in stazione, tipicamente l’unifeed che viene distribuito in mangiatoia dovrebbe essere più fibroso e con una minore densità nutrizionale. Questo significa che le bovine si alimenteranno per svariate ore durante la giornata di un alimento fibroso, per poi introdurre improvvisamente elevate quantità di concentrati quando entrano nella stazione di mungitura. Tale dinamica porta il rumine a fluttuazioni rilevanti di pH, mettendo a rischio la salute ruminale. In questi casi, infatti, è possibile che una percentuale rilevante di animali sia in acidosi subclinica.

È stato anche dimostrato che elevate quantità di concentrato distribuite nel robot compromettono l’assunzione di unifeed in termini di quantità giornaliera, e quest’ultimo è la fonte principale per la somministrazione di vitamine, minerali e integratori in generale. Anche un calo di ingestione di questi alimenti può tradursi in un calo di performance.

In generale, sia l’avanzo di concentrato che di unifeed si traduce inevitabilmente in un aumento dei costi e quindi in uno spreco economico per l’allevatore.

Qual è quindi la gestione alimentare vincente?

In base alle considerazioni precedentemente fatte, la strategia vincente per la gestione alimentare del robot di mungitura prevede innanzitutto di massimizzare il consumo di PMR in mangiatoia. La sua formulazione dovrebbe anche permettere un apporto ideale di peNDF, così da garantire un’ottimale salute ruminale. Il mangime distribuito nel robot dovrebbe essere nell’ordine di massimo 4-5 kg al giorno, così da non creare picchi pericolosi di abbassamento di pH.

Nel robot andrebbero possibilmente distribuiti almeno due mangimi differenti. Uno più di base per tutte le bovine e uno più proteico ed energetico destinato alle bovine più produttive, entrambi somministrati in base alla produzione di latte, al loro peso e al loro stadio di lattazione.

I prodotti migliori risultano essere quelli estremamente concentrati, poiché riescono ad apportare proteine ed amido in elevate percentuali, in una quantità ridotta di mangime.

In questo contesto gli alimenti estrusi si rivelano essere i migliori. Perché?

Le materie prime estruse, grazie alla speciale tecnologia a cui vengono sottoposte, hanno la caratteristica di avere un’altissima qualità proteica ed elevato contenuto energetico, entrambi estremamente metabolizzabili per l’animale. Questo significa che la vacca è in grado di massimizzare l’utilizzo di ciò con cui si alimenta, limitando il più possibile la frazione indigerita. Per questo gli alimenti estrusi hanno la caratteristica di essere estremamente efficienti.

Riassumendo, tradizionalmente nel robot di mungitura vengono distribuite quantità molto elevate di alimento nel robot, anche 10-12 kg! Recenti studi affermano invece il contrario, consigliando di massimizzare l’apporto dei nutrienti che derivano dalla razione in mangiatoia e distribuendo nel robot mangimi in minore quantità, prediligendo possibilmente alimenti estrusi ad alto valore nutrizionale, più digeribili ed assimilabili rispetto alle materie prime tradizionali. Questo permette di soddisfare meglio le esigenze nutrizionali delle singole bovine, riducendo anche l’incidenza di problemi metabolici come l’acidosi.

Il motto per un corretto utilizzo dei concentrati nel robot può diventare quindi: “Minor quantità e maggior qualità!”

Quali devono essere le caratteristiche di un buon mangime da robot?

Oltre ad essere un prodotto concentrato, come precedentemente anticipato, un buon mangime da robot ha anche il compito di attirare la bovina nella stazione di mungitura, ed è per questo che deve essere molto appetibile, in modo da incoraggiare l’animale a recarsi presso la stazione di mungitura. Tanto più il mangime è appetibile, tanto maggiore sarà il flusso di animali.

Anche la qualità fisica del pellet o dell’estruso è molto importante. Se il mangime si rompe facilmente, o se produce farina e polvere, non sarà molto attraente per le bovine che tenderanno a rifiutare l’alimento o impiegheranno più tempo ad ingerirlo, rischiando di non riuscire a consumare tutta la quantità prevista entro i tempi della mungitura. Bovine che ricevono un pellet di buona qualità (durezza e assenza di polvere) hanno un maggior numero di mungiture e una maggiore produzione media di latte al giorno (+ 1 litro) rispetto a vacche che hanno ricevuto un pellet di scarsa qualità.

Anche la variabilità nella formulazione incide molto: meglio scegliere un buon mangime e continuare con lo stesso prodotto perché le bovine sono molto sensibili ai cambiamenti, in quanto animali molto abitudinari.

Ovviamente, la gestione alimentare dev’essere assolutamente accompagnata anche da un’ottima gestione del robot di mungitura per massimizzare le performance dell’allevamento. Per questo la sinergia tra tutti gli aspetti che entrano in gioco dev’essere eccezionale.