Il sale, o meglio il cloruro di sodio, è costituito per il 40% da sodio e per il 60% da cloro.

Nell’alimentazione delle bovine da latte, delle bufale, delle pecore e delle capre, ossia dei ruminanti domestici, questo viene aggiunto nella dieta giornaliera essenzialmente per apportare sodio, poichè le carenze di cloro sono piuttosto rare e perché il sodio è molto carente negli alimenti zootecnici.

É difficile capire se c’è una carenza di sodio. Alcuni sintomi potrebbero essere l’alterazione del comportamento alimentare con leccamento e ingestione di urine, feci, terra e pelo, il calo dell’appetito, il pelo ruvido e opaco, e la ridotta crescita e produzione di latte. Nessuno di questi sintomi è specifico, perché possiamo ritrovarli anche nell’acidosi ruminale o concomitanti con altre malattie. Anche le analisi del sangue, ossia il dosare quanto sodio e cloro sono presenti, sono utili ma danno poche indicazioni pratiche.

In condizioni anche di ottima salute i ruminanti sono attratti dal sale e ne consumano spontaneamente anche grandi quantità. Si può infatti arrivare a 1.5-2 gr/per chilogrammo di peso vivo, per cui una bovina o una bufala in lattazione ne può ingerire fino ad 1- 1.4 kg al giorno ed una pecora o una capra adulta fino a 75- 100 gr al giorno.

La scelta più consigliabile è aggiungerlo nei mangimi o nel carro unifeed evitando la somministrazione a volontà. Se nell’allevamento ed in tutte le sue fasi c’è sufficiente disponibilità d’acqua di buona qualità ed accessibile da parte di tutti gli animali, i rischi di avvelenamento da sale sono minimi; tutt’al più si noterà un consumo molto elevato d’acqua ed un’abbondante urinazione. Il massimo livello tollerabile (MTL), ossia il limite oltre il quale si può osservare qualche problema sanitario è del 3% sulla sostanza secca della razione per le bovine in lattazione e del 4.5 % per gli animali in crescita. Per le pecore è del 4%, quindi l’avvelenamento si avrà per consumi superiori a 100 gr giornalieri. Anche in questo caso i sintomi non sono specifici: si noterà una ridotta ingestione, una scarsa resa degli alimenti e danni renali.

Nei bovini, i segni di avvelenamento acuto da sale coinvolgono il tratto gastrointestinale ed il sistema nervoso centrale. Si può osservare vomito, aumento della sete, rigurgiti, dolore addominale e diarrea, spesso accompagnati o seguiti da atassia, circolo vizioso, cecità, convulsioni e paralisi parziale. I bovini possono assumere comportamenti aggressivi. Una conseguenza dell’avvelenamento da sale nei bovini è il trascinamento dei piedi posteriori mentre camminano.

Per evitare rischi di apporti troppi elevati di sale è bene che l’acqua da bere somministrata agli animali abbia meno dello 0.5% di questa molecola.

La scelta consigliabile è quindi quella di aggiungerlo alla dieta e per fare un calcolo più corretto orientarsi verso lo 0.1-0.4% di sodio e lo 0.3-0.4% di cloro. In pratica, ed a puro titolo d’esempio, una razione per bovine da latte di razza Frisona a 90 giorni di lattazione e con una produzione maggiore di 45 kg di latte deve avere una concentrazione di sodio e cloro rispettivamente dello 0.22 e 0.28%.

Nelle pecore e nelle capre si preparano diete che apportano 0.066 – 0.0082 grammi di sodio per kg di peso vivo.