Con questo articolo, concludiamo oggi la serie di interviste dedicate ai vincitori delle categorie in gara nel primo Concorso Nazionale “Allevatori d’Avanguardia”, la cui premiazione si è tenuta a Cremona in occasione della 78esima edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali. Per la Categoria 4 “Genotipizzazione della mandria”, l’azienda che ha conquistato il gradino più alto del podio è la “Fantasy Holstein” della famiglia Oitana del comune di Scalenghe, in provincia di Torino.

Situata ai piedi del Monviso, in una zona pianeggiante a 250 metri sul livello del mare, circondata dalle montagne e molto vocata per la zootecnia, l’azienda viene gestita dal 1997 dai fratelli Guido e Ezio, coadiuvati da quattro dipendenti, puntando fortemente sulla selezione della razza Frisona e cercando spunti continui di miglioramento ed innovazione, come vi avevamo raccontato in un articolo del 10 marzo 2022 intitolato “La gestione innovativa che fa la differenza: Fantasy Holstein si racconta a Ruminantia“. Senza soffermarci, quindi, sulla descrizione generale dell’azienda, che potete trovare nel suddetto articolo, in questa intervista abbiamo voluto approfondire con Guido il tema per il quale hanno concorso, ovvero la genotipizzazione della mandria: di cosa si tratta, perché hanno deciso di seguire questa strada, cosa hanno ottenuto e se sono soddisfatti del percorso intrapreso. Ma andiamo con ordine, vedendo un punto alla volta.

Dal punto di vista puramente pratico, come si fa a “genotipizzare” gli animali?

«La nostra procedura interna prevede che, nel momento in cui identifichiamo le vitelle con le marche auricolari, effettuiamo anche un tampone nasale o un prelievo di materiale biologico (tramite opportune marche denominate bioptiche n.d.r.) e mandiamo i campioni in laboratorio ad un costo di circa 10 euro per le femmine e di 30-40 euro per i maschi se non si richiede l’indice, altrimenti circa 90 euro. Noi abbiamo iniziato nel 2010 e posso dirvi che ci sono stati moltissimi progressi, anche nel tipo e nelle informazioni fornite dai test genomici. Ad oggi ritornano tantissime informazioni anche sui caratteri secondari, le tare genetiche più conosciute, gli aplotipi che influenzano la fertilità, è davvero molto completa come analisi. Per il campionamento entrambi i metodi sono molto validi e semplici; noi inizialmente abbiamo utilizzato le marche perché ci permettevano di prendere due campioni contemporaneamente e condurre due tipologie di screening: da una parte la genotipizzazione e dall’altra la ricerca degli immunotolleranti per la BVD. Dopo un po’ di anni di verifiche e monitoraggi, oggi usiamo solo il tampone nasale per effettuare il test genomico».

Ma, facendo un attimo un passo indietro, ci puoi dire, Guido, perché un allevatore dovrebbe scegliere di genotipizzare la sua mandria?

«Beh, innanzitutto permette di verificare tutte le genealogie presenti nelle aziende ed allineare gli eventuali errori, che possono capitare nel momento in cui vengono trascritti i dati delle fecondazioni, soprattutto se i numeri sono molto alti. Altro motivo, più importante ancora, è che con la genotipizzazione si riesce ad orientare in modo consapevole le scelte future. Mi spiego meglio, questa tecnica consente di individuare le femmine più interessanti, per gli obiettivi aziendali che si vogliono perseguire, e lavorare su di esse facendo degli accoppiamenti mirati. L’altra grossa rivoluzione degli ultimi anni è stato, infatti, il seme sessato; perciò, con questo e conoscendo il valore genetico degli animali in stalla è possibile indirizzare la selezione in maniera mirata».

Quali vantaggi concreti si possono avere?

«Ci tengo a sottolineare che gli indiscussi vantaggi della genotipizzazione non si sarebbero potuti raggiungere se non ci fosse stato tutto il lavoro sulla selezione genetica portato avanti con cura e dedizione fino all’avvento della genomica, in quanto i risultati che si ottengono oggi dai test si basano sull’enorme mole di dati ed informazioni che sono state raccolte negli anni precedenti. Detto ciò, siamo assolutamente soddisfatti in quanto questo nuovo approccio consente di ottenere un miglioramento genetico in tempi molto più brevi di quelli che conoscevamo. Un altro vantaggio, che non ci riguarda direttamente in quanto lavoriamo sulle femmine, ma in maniera indiretta lo è anche per noi, è quello che concerne la scelta dei maschi da utilizzare come riproduttori. Con la genomica, infatti, l’approccio è molto più scientifico e si hanno a disposizione dati e informazioni che consentono di individuare i migliori soggetti in maniera imparziale e basata sull’evidenza. Se da una parte questo aspetto è molto positivo, dall’altra ha anche un risvolto non troppo vantaggioso per noi allevatori, perché le decisioni vengono adesso prese esclusivamente dai centri che producono seme, e quindi gli allevatori si sono ritrovati un po’ a margine del sistema. Tornando ai vantaggi della genotipizzazione, voglio ricordare anche l’importanza di poter evitare accoppiamenti tra animali portatori di tare, e quindi l’eliminazione definitiva di alcune di queste. E ancora, l’individuazione di caratteri come quello denominato “polled”, ovvero l’assenza di corna, su cui si sta lavorando molto perché di grande interesse per la sicurezza di noi allevatori e per poter evitare le operazioni di cauterizzazione dell’abbozzo corneale, tanto dibattute in termini di benessere.

Nella vostra azienda quali sono stati i risultati raggiunti attraverso la genotipizzazione e l’uso della genomica?

«Per la nostra azienda, uno dei risultati più immediati che abbiamo ottenuto è stato indubbiamente il miglioramento della fertilità, il miglioramento sull’apparato mammario e sul metabolismo, su quale sicuramente abbiamo contribuito anche noi stando attenti al razionamento, ma indubbiamente le nuove generazioni sono migliori di quelle precedenti. Anche colleghi esterni al mondo della selezione riconoscono i grandi vantaggi dei tori genotipizzati, e vedono la rapidità del progresso che hanno portato. Dunque, posso dire che genotipizzare gli animali è un investimento che si ripaga e fornisce all’azienda dei risultati concreti di crescita».